mercoledì 1 febbraio 2012

UNA MATTINA CON ANSEL ADAMS_GLI OBIETTIVI

Oggi giornata libera e quindi posso dedicarmi a tutto ciò che amo, compresa la lettura di un libro che riporta indietro nel tempo ma che è fondamentale per iniziare ad avere confidenza con la fotografia: “La fotocamera” di Ansel Adams.
In questo libro si parla di tutto ciò che riguarda la macchina fotografica, ma oggi volevo dedicarmi agli obiettivi, elementi fondamentali per una buona riuscita dello scatto...il corpo macchina, a volte, è preso troppo in considerazione, anzi direi che rispetto all'obiettivo è decisamente secondario.

Per poter usare al meglio gli obiettivi dobbiamo conoscerli e approfondire non tanto la loro progettazione o fabbricazione, ma i concetti cardini del loro funzionamento.
L'obiettivo ha due importanti proprietà che il foro stenopeico non possiede; inanzitutto un obiettivo raccoglie la luce su un'ampia area producendo così un'immagine luminosa ed inoltre mette a fuoco la luce dando così vita ad un'immagine nitida.
Una delle caratteristiche fondamentali dell'obiettivo è la sua lunghezza focale che, tecnicamente, corrisponde alla distanza fra il punto nodale posteriore di un obiettivo (in prossimità del diaframma), al piano in cui i soggetti sono messi a fuoco. Conoscere la lunghezza focale ovviamente è importante per avere consapevolezza delle dimensioni della mia immagine una volta impressa su carta, o sul mio sensore se parliamo in digitale.
Altra caretteristica dell'obiettivo è la sua apertura, più comunemente chiamato diaframma, diametro di apertura dell'obiettivo stesso, descritto come frazione della sua lunghezza focale. L'apertura sta ad indicare la quantità di luce che entra all'interno della macchina e quindi quanta luce arriverà alla pellicola o al sensore. La serie di valori dei diaframmi è ormai standard ed è questa:



f/1, 1,4 , 2, 2,8 , 4 , 5,6 , 8 , 11, 16, 22, 32, 45, ecc

“Ciascun diaframma trasmette il doppio o la metà della quantità di luce rispetto al valore adiacente”

Per quanto riguarda la messa a fuoco e la profondità di campo: mettere a fuoco significa regolare la distanza fra l'obiettivo e la pellicola/sensore in modo che l'immagine sia nitida. Possiamo regolare la messa fuoco solo per un piano davanti all'obiettivo in cui tutti i soggetti saranno nitidi; ovviamente i soggetti posti anteriormente e/o posteriormente a quel piano saranno leggermente o molto fuori fuoco a seconda della distanza. Questo spazio di nitidezza si chiama profondità di campo che può essere regolata tramite un uso accurato del diaframma, ovvero riducendo l'apertura dello stesso si ha una profondità di campo maggiore.
Esistono altri due fattori però che regolano la profondità di campo oltre alla chiusura del diaframma: la lunghezza focale dell'obiettivo ( se per una maggiore profondità di campo passare ad un obiettivo di corta focale) e la distanza dal soggetto (allontanarsi dal soggetto per avere maggiore profondità di campo).
Tecnicamente parlando, i fattori che agiscono sulla profondità di campo sono regolati dai seguenti principi:
1- raddoppia se raddoppia il valore del diaframma;
2- se si raddoppia la distanza dal soggetto la profondità aumenta di quattro volte;
3- triplicando la distanza la profondità aumenta di nove volte (proporzionale al quadrato della distanza);
4- dimezzando la lunghezza focale la profondità aumenta di quattro volte (inversamente proporzionale al quadrato della distanza).
Quando un obiettivo viene messo a fuoco all'infinito si parla di distanza iperfocale, ovvero il limite prossimo della profondità di campo.

Adesso parliamo brevemente delle differenze che intercorrono fra obiettivo e obiettivo.
Per obiettivo normale si intende quell'obiettivo che ha una lunghezza focale pari alla diagonale della nostra pellicola, ma sono a mio avviso i meno funzionali anche sotto un aspetto estetico.
Poi abbiamo l'obiettivo di corta focale che proiettano sulla pellicola una zona più ampia del soggetto e per questo sono definiti col nome di “grandangolo”. E' caratterizzato da una maggiore profondità di campo rispetto all'obiettivo di lunga focale.
L'obiettivo di lunga focale è utile quando bisogna fotografare oggetti distanti perchè li ingrandisce sulla pellicola una volta impressi e ne delinenao molto bene i dettagli. Ecco perchè viene usato molto anche per i ritratti. Tecnicamente è chiamato teleobiettivo.
Parliamo ora dell'obiettivo macro, usato per fotografare a brevissime distanze e riuscire ad ottenere rapporti di ingrandimento 1:1.
Infine l'obiettvio fish-eye caratterizzato da una cortissima lunghezza focale tanto da comprendere un'ampia area del soggetto, fino a 180°. E' caratterizzato da un'apparente distrosione dell'immagine che in realtà è un effetto molto logico viste le inquadrature a brevissime distanze.

Per oggi direi che possiamo concludere qui..nel prossimo articoletto parleremo sempre degli obiettivi ma affronteremo la risoluzione e il problema delle aberrazioni!

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